mercoledì 21 aprile 2010

Mussari e gli amici del bar



Le recenti nomine nei consigli di amministrazione delle controllate del gruppo MPS hanno destato sconcerto in tutti coloro, in città ed in provincia, che conoscono i curricula politici e professionali dei nominati.
Premesso che su alcuni profili professionali (ma solo su alcuni!) non c’è nulla da eccepire, quello che sconcerta è il criterio di selezione.
E’ il caso della nomina di alcuni personaggi, molto conosciuti in città e con profili professionali del tutto ignoti, che va a premiare, ancor prima che si presenti agli elettori, la cosiddetta Lista della Birreria, il cui compito, si dice, sarà quello di portare nel prossimo consiglio comunale uomini che rispondano direttamente al Presidente della Banca. Un acconto per un lavoro politico ancora da svolgere, che chiama alla mente la disinvoltura della famosa gita a Bruxelles con Qualivita.
Per quanto Siena stia già da tempo subendo i sistemi privatistici e di casta con cui vengono gestite le risorse e le istituzioni pubbliche, è evidente che quel che sta succedendo risponde ad una logica autocratica che non ha riscontri nella storia della nostra città.
Se è sempre inaccettabile che il bene pubblico venga gestito con logiche di partito, lo diviene ancor di più quando queste logiche diventano prima spartitorie e poi personali.
Sappiamo bene che queste nomine rientrano nella discrezionalità della Banca, o meglio del suo Presidente, ma sappiamo anche che la Fondazione MPS, per lo meno sino a quando mantiene la maggioranza delle azioni e sino a quando sarà in grado di nominare Presidente e maggioranza del CDA della Banca, pur nel rispetto dei diversi ambiti, ha anche la facoltà e il dovere di dare linee di indirizzo sulla gestione della stessa Banca, tra cui rientrano certamente i criteri di professionalità per la selezione degli amministratori. Indirizzi che non possono discostarsi da quelli espressi dalle istituzioni elettive cittadine che nominano gran parte della Fondazione stessa.
In questi anni abbiamo assistito all’esatto contrario ed è stata piuttosto la Banca ad indirizzare la Fondazione e ad imporre quelle opinabili scelte strategiche che quest’anno e probabilmente nei prossimi anni priveranno la Fondazione, e di conseguenza il territorio senese, dei dividendi dalla Banca. E’ allora arrivato il momento che la Fondazione riassuma con forza il proprio ruolo di indirizzo, a cominciare dal ribadire che le nomine debbano rispondere soprattutto a criteri di professionalità e non a logiche politiche di natura autoreferenziale.

Dietro le quinte delle nomine al Monte

Due nominati nei Cda del Gruppo Monte: Mauro Rosati e Antonio Degortes
Le osservazioni di prima pagina circa le nomine nel Gruppo Monte trova autorevole sostegno, se ce ne fosse bisogno, nel recente sfogo del Presidente di Generali, Antoine Bernheim, che rispetto all’ipotesi di una sua sostituzione con Cesare Geronzi ha osservato gelidamente: “Sono allibito. Non è un assicuratore…”. E stava parlando di un affermato banchiere come Geronzi!
“Non è un banchiere…” è invece un’espressione che a Siena non ha nessuna fortuna e difficilmente fa clamore il fatto che, ad amministrare un colosso finanziario come la Fondazione o addirittura importanti settori del terzo gruppo bancario italiano, si chiamino oscuri personaggi talvolta (e nemmeno sempre) reduci da ruoli politici e istituzionali, più spesso provenienti da esperienze lavorative del tutto estranee ai ruoli da ricoprire. Nelle ultime nomine, ad esempio, oltre ai casi citati “da birreria”, vediamo anche la collocazione tra gli amministratori della società immobiliare del Monte di una persona esperta di jazz e, nella Montepaschi Belgio, di un socio di Degortes nelle attività di discoteca.
E’ inoltre da notare che, pur di acquisire queste “preziose” professionalità, è stato necessario creare anche dei posti aggiuntivi, aumentando di due amministratori sia il Cda di Agrisviluppo che quello di Montepaschi Belgio. E tutto questo proprio nell’anno in cui si annunciano altri 1.200 esuberi nel personale del Gruppo e non si distribuisce nessun dividendo ai soci.
Agostino Milani Consigliere Comunale

Una banca fulminea

Sui quotidiani locali non abbiamo trovato nessun riscontro, ma voci insistenti ed attendibili ci riferiscono che a fine marzo (ma anche la data non è precisa) il “centro elettronico” del Monte dei Paschi in Via Ricasoli sarebbe stato danneggiato da un fulmine. Niente di visibile ad occhio nudo, come chiunque può verificare, ma tutti sanno che le apparecchiature elettroniche sono molto sensibili agli eventi atmosferici di questo tipo, tanto che possono venire alterate le memorie. Un’occhiata più attenta del solito alle prossime segnalazioni di saldi, tassi e commissioni potrebbe essere opportuna.

I guadagni in cima al Monte

Il Sole 24Ore del 1°Aprile (ma non crediamo sia un “pesce”) ha informato che il direttore generale del Monte, Antonio Vigni, ha festeggiato il bilancio 2009 con un bonus di 800mila euro, superiore del 76% a quello del 2008, nonostante che gli utili netti del Gruppo bancario siano scesi del 76% (da 922 a 220 milioni). La busta paga 2009 di Vigni è stata di 1,952 milioni lordi, superiore del 39% a quella del 2008.
Un premio complessivo di rendimento di 2,257 milioni lordi è andato alla categoria dei dirigenti con responsabilità strategiche, i più alti dirigenti della banca, di cui il bilancio non fornisce il numero, i quali hanno inoltre ricevuto compensi per 4,057 milioni, per un totale quindi di 6,31 milioni lordi (6,25 milioni nel 2008).
Riguardo agli amministratori, il quotidiano finanziario fornisce i seguenti importi per il Presidente Mussari (714.500 euro), i vice presidenti Rabizzi (396.285) e Caltagirone (172.000), il presidente dei Sindaci Di Tanno (210.500).
L’articolo ricorda anche che gli utili distribuiti alla Fondazione ammontano a circa 186.000 euro.

La Fondazione soffre per una mancata perdita


Abbiamo riletto più volte, con incredulità, la notizia d’agenzia sull’intervista di inizio mese a Milano Finanza nella quale il Direttore Generale della Fondazione, Parlangeli, ha espresso il proprio rimpianto per il mancato acquisto della Società proprietaria delle Borse Valori di Londra e Milano.
All’epoca fece infatti molto clamore il fatto che le Fondazioni Monte, Torino e Cariplo si stessero impegnando in un imponente investimento nella prestigiosa London Stock Exchange, da poco fusa con la Borsa Italiana, ma nessuno ebbe il tempo di dolersi del fatto che l’ipotesi servì solo ad alimentare brevemente la cronaca finanziaria prima di tramontare definitivamente. E se nessuno se ne dolse fu soprattutto perché, ben presto, il valore della società borsistica iniziò a crollare e, fatti due conti, risultò che la Fondazione Monte, perdendo “l’affare”, aveva evitato di perdere una somma enorme: ad oggi circa 172 milioni di euro dei 200 che avrebbe voluto investire.
Nessuno volle allora sottilizzare sul fatto che dello scampato pericolo non aveva alcun merito il vertice della Fondazione, che sarebbe invece andato in fondo orgogliosamente, ma sembra piuttosto fuori luogo che, invece di approfittare del fortunoso esito, si continui a rimpiangere di aver “perso una infrastruttura importante. […] Grandi guadagni non si sarebbero fatti ma almeno si sarebbe fatto l'interesse del Paese”. E delle “grandi perdite” che la Fondazione senese avrebbe subito cosa ne pensa?

sabato 17 aprile 2010

I MUTUI CAP DEL MONTEPASCHI!

Un lettore invia questo interessante commento:

Ma le OOSS sanno che la Banca sta vendendo dei mutui con cap che sono in perdia per MPS? Forse questa gli è sfuggita.
E' un prodotto che ha fatto la fortuna di un certo V.....i, che lo ha promosso con una ingenuità che ha dell'incredibile, e che è stato eletto miglior mutuo 2009.
Ovviamente la Banca ci sta perdendo milioni ma nessuno dice nulla perché nelle filiali c'è la fila per sottoscriverlo e le filiali pensano in primis solo al budget di filiale e non tanto al conto economico della Banca. Ma è possibile che nessuno si sia accorto di questo errore?

Qualcuno potrebbe essere piu' chiaro sulle perdite di questo prodotto per MPS

lunedì 12 aprile 2010

BMPS E LA Federazione Autonoma Lavoratori del Credito e del Risparmio Italiani

QUALE FUTURO PER BMPS?

Come noto il bilancio 2009 si è chiuso per la Banca con un utile di molto inferiore a quello previsto dal vigente Piano Industriale, come era facilmente immaginabile vista la virulenza della crisi economico-finanziaria che ha colpito il mondo intero alcuni mesi dopo la presentazione del piano stesso.

In questo contesto altri problemi si profilano all’orizzonte della nostra Banca:
A) Far fronte al pagamento degli interessi sul prestito subordinato emessi per acquisire Antonveneta;
B) Far fronte al pagamento degli interessi sul così detto Tremonti bond e il rimborso dello stesso o la sua conversione in capitale azionario;
C) L’adeguamento del capitale della Banca alle norme di Basilea 3
D) Il fatto, quasi certo, che anche l’utile del 2010, visto il perdurare e la violenza della crisi in corso non potrà nemmeno sfiorare la rosea previsione formulata dal Piano Industriale in essere

Tutto quanto brevemente sopra accennato porta inevitabilmente a farci la fatidica domanda: quale futuro aspetta BMPS?
E’ del tutto evidente che i problemi finanziari che stanno davanti a BMPS sono enormi e di non facile soluzione a meno che qualcuno non voglia imboccare drammatiche scorciatoie la più pericolosa delle quali sarebbe la discesa della Fondazione al di sotto del 50%+1 delle azioni di BMPS, magari con un aumento di capitale.
Sarebbe, questo, il modo più semplice e veloce per trovare la liquidità necessaria per far fronte alle problematiche sopra elencate, ma renderebbe possibile per la prima volta dal 1472 una OPA ostile su BMPS con conseguenze, per i lavoratori, ad oggi non valutabili ma sicuramente catastrofiche.

Questa O.S., e lo diciamo oggi, aprile 2010 è nettamente contraria a questa ipotesi. Se è necessario trovare liquidità bisogna percorrere strade alternative che sicuramente i vertici aziendali conoscono benissimo.

Come OS non faremmo un dramma se ciò costasse la rinuncia al ruolo di terzo polo bancario nazionale.


Federazione Autonoma Lavoratori del Credito e del Risparmio Italiani




Siena,…………………. LA SEGRETERIA