Abbiamo riletto più volte, con incredulità, la notizia d’agenzia sull’intervista di inizio mese a Milano Finanza nella quale il Direttore Generale della Fondazione, Parlangeli, ha espresso il proprio rimpianto per il mancato acquisto della Società proprietaria delle Borse Valori di Londra e Milano.
All’epoca fece infatti molto clamore il fatto che le Fondazioni Monte, Torino e Cariplo si stessero impegnando in un imponente investimento nella prestigiosa London Stock Exchange, da poco fusa con la Borsa Italiana, ma nessuno ebbe il tempo di dolersi del fatto che l’ipotesi servì solo ad alimentare brevemente la cronaca finanziaria prima di tramontare definitivamente. E se nessuno se ne dolse fu soprattutto perché, ben presto, il valore della società borsistica iniziò a crollare e, fatti due conti, risultò che la Fondazione Monte, perdendo “l’affare”, aveva evitato di perdere una somma enorme: ad oggi circa 172 milioni di euro dei 200 che avrebbe voluto investire.
Nessuno volle allora sottilizzare sul fatto che dello scampato pericolo non aveva alcun merito il vertice della Fondazione, che sarebbe invece andato in fondo orgogliosamente, ma sembra piuttosto fuori luogo che, invece di approfittare del fortunoso esito, si continui a rimpiangere di aver “perso una infrastruttura importante. […] Grandi guadagni non si sarebbero fatti ma almeno si sarebbe fatto l'interesse del Paese”. E delle “grandi perdite” che la Fondazione senese avrebbe subito cosa ne pensa?
All’epoca fece infatti molto clamore il fatto che le Fondazioni Monte, Torino e Cariplo si stessero impegnando in un imponente investimento nella prestigiosa London Stock Exchange, da poco fusa con la Borsa Italiana, ma nessuno ebbe il tempo di dolersi del fatto che l’ipotesi servì solo ad alimentare brevemente la cronaca finanziaria prima di tramontare definitivamente. E se nessuno se ne dolse fu soprattutto perché, ben presto, il valore della società borsistica iniziò a crollare e, fatti due conti, risultò che la Fondazione Monte, perdendo “l’affare”, aveva evitato di perdere una somma enorme: ad oggi circa 172 milioni di euro dei 200 che avrebbe voluto investire.
Nessuno volle allora sottilizzare sul fatto che dello scampato pericolo non aveva alcun merito il vertice della Fondazione, che sarebbe invece andato in fondo orgogliosamente, ma sembra piuttosto fuori luogo che, invece di approfittare del fortunoso esito, si continui a rimpiangere di aver “perso una infrastruttura importante. […] Grandi guadagni non si sarebbero fatti ma almeno si sarebbe fatto l'interesse del Paese”. E delle “grandi perdite” che la Fondazione senese avrebbe subito cosa ne pensa?
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