mercoledì 31 marzo 2010

L’Aquila ci sta ancora aspettando


Nessuna notizia sulla promessa di ricostruire San Bernardino


Il 6 aprile è trascorso un anno dal terribile sisma che ha insanguinato e disastrato l’Abruzzo ed in particolare il suo capoluogo, L’Aquila. Ma una ricorrenza non serve solo a ricordare un dolore, ma anche a fare i conti con gli impegni che abbiamo preso nel momento della tragedia, come ha fatto ad esempio lo scorso numero dell’Espresso informando che dei 44 monumenti gravemente danneggiati e per i quali il Governo aveva chiesto l’aiuto dei donatori, solo 12 sono stati effettivamente adottati e per importi insufficienti a coprire tutti i lavori. Tra i monumenti aquilani viene citata anche la chiesa di San Bernardino, che ospita le spoglie del santo senese e per il cui restauro il settimanale indica un fabbisogno di 36 milioni. In merito, viene ricordato lo straordinario tempismo con cui il Presidente Mussari, raccogliendo in diretta in soli 20 minuti la specifica richiesta di Bruno Vespa, affermò a “Porta a porta” che a quel restauro avrebbe provveduto il Montepaschi e che ne aveva già parlato con il Presidente Mancini.
Notammo subito che l’importo della spesa non era ancora noto e che l’annuncio risultò piuttosto impreciso sia sulla natura dell’impegno (“saremo della partita!... faremo il nostro dovere!” erano state le espressioni di Mussari) sia sul soggetto che si impegnava: Banca o Fondazione? E se si trattava di quest’ultima, perché era stato Mussari a chiamare?
Ma, in questi casi, non si guarda troppo per il sottile, e tutti i giornali, compresi ovviamente anche quelli locali, titolarono genericamente che “Il Monte dei Paschi ricostruirà la Basilica di San Bernardino all'Aquila”, parlando di un “ingente impegno finanziario” e apprezzando la sensibilità di Mussari.
Ora L’Espresso si chiede che fine abbia fatto quell’impegno e ce lo chiediamo anche noi, non avendo mai sentito, in quest’anno, nessuna dichiarazione della Fondazione su stanziamenti né tanto meno su stati di avanzamento di lavori o almeno di progetti. Silenzio assoluto! E da parte della Banca? Niente neppure su questo fronte, nonostante si parli di un importo che è più che doppio rispetto ai costi della campagna pubblicitaria ancora in corso a livello nazionale. Ma nessuno si è domandato che figura farà il “Monte” quando si dovesse scoprire che si trattava solo di un “colpo di teatro”, di una cosa buttata lì quasi per scherzo in un momento in cui nessuno era autorizzato a scherzare? Se invece ci dovessimo accorgere che si trattava di un proposito vero e che solo a posteriori si è visto che non si avevano i mezzi per poterlo onorare, dovremmo tristemente affermare. “Nulla di nuovo sotto il sole!”. Anche l’Antonveneta è stata comprata in quattro e quattr’otto da Mussari, come se fosse un affare personale, salvo poi dover ammettere che non si avevano i soldi per farlo. Nel caso de L’Aquila, però, oltre ai senesi, agli azionisti ed ai dipendenti del Monte, si tratterebbe di un caso particolarmente odioso perché a farne le spese sarebbero anche i terremotati abruzzesi.

Gli impegni falliti di Giuseppe Mussari



Era il marzo di due anni fa e Mussari presentava a Piazza Affari un nuovo piano industriale che ridisegnava il futuro del Montepaschi dopo lo “straordinario” acquisto della Banca Antonveneta. Il Presidente volle dare l’immagine di essere pienamente consapevole dei rischi che aveva appena assunto e di avere tutti gli elementi per guardare con fiducia ad un futuro radioso, tanto che i giornali dettero molto risalto al significato di sfida del suo intervento, come si vede dal “ritaglio” qui recuperato.


Le previsioni che furono illustrate ai mercati erano infatti esaltanti, con grande enfasi per la nuova presenza in Veneto e per imminenti cessioni che, in gran parte, non sono ancora a tutt’oggi avvenute. Nello specchietto qui pubblicato, forniamo le previsioni più appariscenti fornite in quella occasione e, di fianco ad esse, perché ciascuno possa rendersi conto di come è veramente andata, riportiamo i risultati effettivamente registrati nei primi due anni del Piano stesso (dati in miliardi di euro).


(Il “cost income” indica sostanzialmente l’incidenza dei costi sui ricavi; la situazione è tanto migliore quanto l’indice è più basso. Il “roe” indica invece quanto rende il capitale investito; più è alto e più l’azienda dimostra di saper produrre ricchezza).

Ora il vertice della Banca (Mussari e Vigni) tendono a “dare la colpa” di questi clamorosi errori di previsione alla situazione di crisi, che peraltro già esisteva nel 2008. Ma, se è questa la capacità aziendale nel prevedere il futuro, quale credito dobbiamo dare alle affermazioni fatte sul 2010? Per esso si parla infatti di “ritorno all’utile”, di “un salto di qualità in termini di ricavi, profitti e riduzioni dei costi”, di “banca fiduciosa di raggiungere i propri obiettivi”. Ma i mercati diffidano, tanto che la presentazione ha fatto perdere un bel po’ di quotazione al valore dell’azione Monte (in una giornata con una media sostanzialmente stabile) con un calo che solo in chiusura di giornata è stato contenuto al -2,73%.
Forse, invece di continuare a cullarsi con speranze che finora si sono dimostrate illusorie, sarebbe il caso di correre ai ripari, finché si è in tempo, cambiando strategie e chiedendo a chi ha sbagliato di farsi veramente da parte.

LE BUGIE DI MANCINI....CHE TRISTEZZA....


“La mancata possibilità di usufruire di dividendi non ci coglie impreparati” ha dichiarato Mancini alla notizia che quest’anno i dividendi distribuiti dalla Banca alla Fondazione sono di fatto spariti: circa 186.000 euro sono infatti un’inezia rispetto alla storia degli ultimi 20 anni, una cifra che forse non ripaga nemmeno
quel 7% di aumento dei compensi che “generosamente” i deputati della Fondazione si erano recentemente liquidati.

E’ evidente che si vuole far “buon viso a cattivo gioco”, visto che il 30 gennaio scorso Mancini aveva invece dichiarato di aspettarsi un dividendo, magari doppio rispetto ai 65 milioni che aveva incassato l’anno scorso (erano stati 360 milioni erano stati l’anno precedente).

Si capì subito che questa richiesta avrebbe aperto un conflitto con Mussari, soprattutto per le difficoltà che il Monte avrebbe avuto a distribuire utili, invece di usarli per rafforzare il patrimonio, dopo aver attinto ai Tremontibond
(unica grande banca ad averlo fatto) per ben 1,9 miliardi di euro. Ma qui non si tratta più di rafforzamento, perché l’utile, nonostante i soliti profitti (plusvalenze) dalle vendite, si è fermato a solo 200 milioni di euro: un’inezia
rispetto ai miliardi che servirebbero alla Banca. Il “no” ai dividendi non deriva quindi da una rinuncia virtuosa, ma dal fatto che la Banca non ha raggiunto i propri obbiettivi e che ha lavorato di più guadagnando molto meno del previsto.

Meraviglia che, nei due mesi intanto trascorsi, Mancini non abbia chiesto dati più aggiornati per aggiustare gradualmente il tiro, invece di ritrovarsi a fare questa penosa marcia indietro davanti ai mercati ed alla città. Ora deve mascherare
lo smacco ed ha scelto due filoni che dovrebbero servire a far digerire il boccone amaro, ma che non tranquillizzano affatto. Il primo, lo abbiamo notato in qualche dichiarazione, consiste nel non allarmare i senesi per l’immediato e accennare che si possono mantenere delle erogazioni, anche se più limitate del passato, andando
ad attingere agli accantonamenti degli anni precedenti (quanto può durerai?).
Il secondo si affida a manifestare fiducia per le affermazioni della Banca circa una inversione di tendenza che sarebbe in corso, ma che si basa comunque sul fatto che il quarto trimestre del 2009 ha fatto segnare, da solo, una perdita di 181 milioni di
euro.

Una fiducia che dovrebbe basarsi anche sulle nuove rosee previsioni dichiarate da Mussari, che ancora una volta si affidano soprattutto al realizzarsi di vendite patrimoniali: qualche filiale, le ultime “fabbriche di prodotti” e, soprattutto,
il patrimonio immobiliare, del quale sei mesi fa veniva dichiarato un valore di 1,7
miliardi (con una plusvalenza di oltre 400 milioni di euro) mentre ora sulla stampa si parla di 3 miliardi.

Oltre a ricordare che i miliardi, come diceva un noto comico, “non sono bruscolini”,
non pochi giornali nazionali hanno notato che il nostro territorio dovrà in ogni caso abituarsi ad un livello di erogazioni almeno dimezzato rispetto al passato.

E LA COLPA? NON CERTO DI MUSSARI VERO? AHAHAHAAHAHAHA

venerdì 26 marzo 2010

MUSSARI : LE DOMANDE CHE NON TI HO POTUTO FARE:



Cari amici, mentre vi ascoltate questa bella canzone dedicata al MONTEPASCHI......

Ecco alcune delle domande che non mi hanno lasciato fare ieri a MUSSARI:

1) Il Montepaschi ha 10 miliardi di sofferenze.
Questo numero rappresenta quasi il 17% del totale delle sofferenze bancarie itaiane. La quota di mercato di MPS in Italia è inferiore al 10%. Nel solo ultimo anno le sofferenze sono aumentate di quasi il 25% (2 Miliardi). Non crede che la banca abbia bisogno di un aumento DI CAPITALE DI 3 MILIARDI per sopravvivere.

3) Gli asset intangibili sono pari a circa 8 miliardi. Visto che sono pari a oltre il 100% dell'intera capitalizzazione di borsa, credo che definire la situazione preoccupante sia limitativo. Non crede?

4) Quote in Banca d'Italia. La valutazione delle quote di banca d'Italia espresse nel bilancio è decisamente piu' alta rispetto a quella delle altre Banche in Italia. Ritiene corretta questa ipervalutazione? e perche'?

5) L'operazione sugli immobili che le permetterebbe di salvare il bilancio 2010 è stata bloccata da banca d'Italia, in quanto il ruolo di MPS era ambiguo (i soldi per l'operazione arrivavano da MPS stessa). Come mai avete pensato di mettere in pista una tale operazione che certo non ispira fiducia negli investitori e che preoccupa lo stesso Draghi?

6) Avete acquistato Antonveneta per 10 miliardi (comprensivo di quota interessi). Erano 1000 sportelli. Poi avete venduto degli sportelli per ottemperare all'antitrust per circa 5 milioni l'uno. Avete mai pensato a Svalutare l'acquisto di Antonveneta mettendo a perdita circa 5 miliardi?

7) Per acquistare Antonveneta avete dovuto dismettere assets per alcuni milirdi di euro,
fare un aumento di capitale di 5 miliardi
emettere un obbligazione fresh per 1 miliardo
emettere un subordinato per 2,2 miliardi di euro
ricevere 1,9 miliardi di Tremonti Bonds.
Non le sembra che la somma di queste cifre superi abbondantemente il costo per acquisite Antonveneta? A prima vista sembre che voi non avevate 1 solo euro per acquistare tale banca. Non considera l'operazione A DIR POCO AVVENTATA?

8) I maligni parlano di operazione Antonveneta ordinata dall'alto della politica e al tempo stesso da Geronzi (La Fondazione fra l'altro è divenuta socia di Mediobanca strapagando l'investimento azionario) . Si dice anche che Botin (Santander) abbia utilizzato tale profitto per...
Lei si sente vittima di tale operazione o CARNEFICE verso la Banca che Governa?

9) Tutti i media ricevono soldi in pubblicità dal MPS, è per questo che nessuno ha mai avuto il coraggio di mettere in discussione il suo operato, anzi, sono molti i giornalisti che la difendono (mentre molti analisti internazionali valutano sempre meno la sua banca)?

10) Non avete pagato il dividendo e l'infintesimale dividendo sulle risparmio per ora salva le cedole dei subordinati. Come pensate di riuscire a pagare la quantità immane di cedole dei subordinati e dei Tremonti Bonds?

11) Lei è stato recentemente in una scuola di Siena dove ha avvisato i ragazzi che il valore si crea senza la leva del debito. Nella realtà ha usato in maniera scellerata il debito per acquistare Antonveneta. Non le sembra di predicare bene e razzolare male?

12) Le ricordo che l'operazione di acquisto di Antonveneta è ancora oggi avvolta nel segreto profondo. Il contratto di acquisto non è mai stato reso pubblico. Non le sembra strano un tale atteggiamento a dir poco omertoso? Se una banca dovrebbe avere la fiducia dei clienti e dei correntisti dovrebbe operare in altra maniera, non trova?

13) MA PARLIAMO DELLA STRATEGIA DELLA BANCA:
A) LEI HA SCELTO PER TRASFORMARE LA BANCA IN UNA BANCA DEL TERRITORIO PROPRIO QUANDO IL TERRITORIO ITALIANO SI IMPOVERISCE PER LA CRISI.
B) LEI HA SCELTO DI VENDERE LE FABBRICHE DI PRODOTTO PREFERENDO ACQUISTARE I PRODOTTI DA ALTRI. COSI' FACENDO HA SVUOTATO DI COMPETENZE LA BANCA E DEVE SOLO INTERMEDIARE, IN UN MOMENTO IN CUI LA SPESA DEGLI ITALIANI SCENDE...L'INTERMEDIAZIONE NON PAGA. IL COSTO DEI PRODOTTI (DOVENDO GUADAGNARE IN DUE) E' TROPPO LATO.

Strategicamente, il suo piano industriale si è rivelato un fallimento. Non crede?


14) Lei ha dichiarato, piu' volte in questi anni, che se ne sarebbe andato via se non avesse portato la banca a guadagnare 2,2 miliadi di utile netto nel 2011. Oggi la banca chiude l'ultimo trimestre con una perdita di 180 milioni. Non le sembra evidente che ha fallito. Potrebbe quindi chiedere scusa alla banca e dare le dimissioni?


15) Con che coraggio ha accetato la candidatura a presidente dell'ABI? non le sembra che tale incarico debba esere dato a una persona che ha dimostrato grandi capacità manageriali? Inoltre l'immagine dell'Abi e delle banche italiane sarebbe messa in discussione con la sua elezione. La già scarsa fiducia da parte delle persone verso il mondo bancario, con la sue elezione sparirebbe. Non crede?

16) Mancini è il capo della Fondazione. Ma Mancini non sembra un grande stratega. E' lei che muove le scelte della Fondazione? Chi ha costretto la Fondazione a vendere i miliardi di obbligazioni sicure per sottoscrivere l'aumento di capitale del Montepaschi, facendo perdere flussi di reddito certi, flessibilità finaziaria, e possibilità di mantenere flussi di denaro verso il territorio?


17) INFINE CARO MUSSARI, ma a Roma chi la difende ancora? Quanti santi ha in paradiso, che ENORMI CREDITI ha da riscuorere nei palazzi romani? Caltagirone la difenderà fino a quando? e Casini, e Tremonti, e Berlusconi, e d'Alema, e Colannino, e.....

MA CARO MUSSARI E' SICURO CHE IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU?





A ME SEMBRA CHE IERI SI SIA FESTEGGIATA LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA CHE SI ABBATTERA' SU SIENA, SUL MONTEPASCHI E SULLA FONDAZIONE NEI PROSSIMI MESI!!!

martedì 23 marzo 2010

Dalla Banca due cattive notizie per Siena



Niente utili subito e possibile perdita del controllo domani

Gli articoli del Sole 24Ore sul Monte, specialmente quando firmati da Cesare Peruzzi, sono sempre ben informati sulle volontà del vertice della Banca senese e l’ultimo di essi, del 19 marzo, contiene alcune importanti conferme agli allarmi che già avevamo raccolto.
L’articolo finge all’inizio di incentrarsi su alcune notizie che dipinge come clamorose pur essendo visibilmente banali: una presunta volontà del Monte di diventare leader sulla piazza di Milano grazie all’invio in loco di un nuovo dirigente (!), il fatto che la ex (!) “banca dei comunisti” si affianchi a Caltagirone votando per Geronzi all’assemblea di Generali. Fa poi un po’ di applausi alla politica di espansione attuata dal Monte (a partire dalle vacchie operazioni Mantova e Vercelli fino all’Antonveneta) e citando, come fosse una novità, l’asse proprietario tra Fondazione, Caltagirone, Axa e Unicoop Firenze.
Ma qui si arriva al primo punto veramente importante: al fatto cioè che i dividendi della banca, già crollati a circa 100 milioni lo scorso anno (circa 60 alla Fondazione), “probabilmente quest’anno non ci saranno” ci dice Peruzzi fornendoci una spiegazione un po’ fuorviante. Dopo aver accennato, quasi in sordina, al fatto che l’utile finale della Banca sarà di circa 200 milioni (fu di 1.453 milioni nel 2007 e di 931 nel 2008, aggiungiamo noi) afferma che “Rocca Salimbeni pensa soprattutto a rafforzare il patrimonio, come vuole Bankitalia”. Con soli 200 milioni? E’ chiaro che si vuol dare una motivazione “virtuosa” a ciò che è invece una chiara dimostrazione di debolezza. Resta il fatto che la richiesta di Mancini di veder almeno raddoppiati i dividendi dello scorso anno, come avevamo previsto, è respinta con sufficienza.
Viene inoltre confermata, con altrettanta noncuranza, una ipotesi finora volutamente ignorata dai vertici istituzionali locali e dai responsabili politici della maggioranza di centrosinistra e del Pdl. Il Sole 24Ore ci dice infatti che i vertici del Monte, dopo il previsto miglioramento dei suoi indici patrimoniali con il ricorso ai Tremontibond per 1,9 miliardi, ed in attesa che si sblocchi in Bankitalia e Consob la vendita degli immobili di proprietà e che si proceda alla cessione anche del settore del credito al consumo, “si riservano di valutare l'eventualità di manovre sul capitale a fine 2012”. Tradotto in parole povere: cominciano a farci capire che potrebbe non tardare un nuovo aumento di capitale che porterebbe la Fondazione, impossibilitata a fronteggiarlo, a perdere la quota di maggioranza sulla Banca.
Le altre chiacchiere sul futuro personale di Mussari e quant’altro, ci interessano ben poco!

mercoledì 17 marzo 2010

Ed ora spendiamo sulle nanotecnologie


La Fondazione Montepaschi "entra" nelle nanotecnologie
C’è da essere contenti o dobbiamo preoccuparci?

Grande risalto sui quotidiani locali, la scorsa settimana, all’annuncio pubblico della costituzione di una nuova società a Poggibonsi per iniziativa della Fondazione Monte e della Scuola Normale di Pisa: la Siena Nanotech. Pur se collocata in un momento solitamente sospetto come quello preelettorale, l’iniziativa ha avuto tutte le carte in regola per suscitare “clamore”, sia per la notorietà locale dei presentatori (Martini, Bezzini, Mancini, Bonechi) che per quel termine, “nanotecnologia”, che solo a sentirlo evoca quanto di più avanzato si possa immaginare.
La nanotecnologia è una scienza che si occupa del controllo della materia su dimensioni inferiori al micrometro per realizzare dispositivi più che microscopici. Si parla quindi di manipolazione della materia a livello atomico e molecolare ed è talmente recente che lo stesso termine appare la prima volta solo nel 1986, quando si teorizza anche che i robot molecolari progettati dall’uomo possano in futuro “autoreplicarsi”, proprio come fanno le cellule, utilizzando autonomamente atomi ed energia. Di fatto, fino al 2009, le realizzazioni pratiche sono scarsissime, mentre nel frattempo cresce l’allarme per una tecnologia che potrebbe permettere la costruzione di armi di distruzione di massa autoreplicanti e che, allo stesso tempo, fa insorgere problemi etici simili a quelli riguardanti gli OGM (organismi geneticamente modificati) o la clonazione umana.
Di tutto questo non vi è traccia nella cronaca fornita dalla stampa locale, come nulla si apprende sui volumi di capitale e sui tempi necessari per produrre del reddito da un’iniziativa di ricerca in questo settore. Ciò che è chiaro è che la Fondazione assume un impegno senza ritorno investendo direttamente nel patrimonio della nuova società. Ed è altrettanto chiaro, come quando fu creata Siena Biotech, che si sta per costruire il fabbricato destinato ad accogliere la nuova società: “prima pietra entro il 2010 e lavori terminati nel 2011” ha dichiarato Bonechi a nome della Sansedoni che si è incaricata della parte immobiliare. Al primo punto, ancora una volta ed anche di fronte alle mitiche nanotecnologie, quello che conta è versare un bel po’ del vecchio caro cemento. Poi si penserà ad assumere dei ricercatori e degli impiegati da retribuire e si sceglieranno i settori dove esplorare. E, per eventuali futuri ricavi, per quello che normalmente si chiama “creazione di ricchezza”, se son rose fioriranno.
da Settimanale Zoom n. 37 del 17/3/2010

L’Antonveneta entra nelle nostre case

L’Antonveneta entra nelle nostre case

I senesi iniziano a rendersi conto, nella vita di tutti i giorni, di cosa ha significato l’errore compiuto dal Presidente Mussari acquistando, al doppio del suo valore e nel momento più inopportuno, la Banca Antonveneta.
Se ne accorgono quando vanno a pagare le quote della mensa comunale, che sono già aumentate a causa della riduzione dei trasferimenti della Fondazione Montepaschi a favore del Comune di Siena: il bilancio preventivo comunale ci ha detto che si tratta di sei milioni e mezzo di euro in meno. Ma se ne stavano già accorgendo i dipendenti dell’Università di Siena la quale, investita da una crisi inimmaginabile, non ha potuto trovare alcun sostegno finanziario a livello locale. Come pure se ne è accorto chi assiste alle difficoltà operative della Chigiana o coloro che devono fare i conti con l’aumento delle bollette per i servizi forniti dalle società partecipate dal Comune.
Sta purtroppo finendo il benessere in più che in qualche modo è arrivato in questi anni dalla banca senese, soprattutto tramite la Fondazione, e le famiglie prendono coscienza dei problemi direttamente nella vita di tutti i giorni. Il fiume dei trasferimenti, che negli ultimi anni è ammontato a quasi duemila miliardi delle vecchie lire, non solo si sta riducendo e rischia di disseccarsi, ma non è stato nemmeno utilizzato da chi ha governato le istituzioni locali per rafforzare la nostra economia mettendola così al riparo dagli effetti di una crisi possibile e che in effetti stiamo vivendo.
In questa situazione i nostri giornali di cosa si interessano? Del fatto se Mussari andrà o meno a fare il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana! Un fatto che certo non può portare nessun beneficio ai senesi ed il cui esito, comunque, non è affatto scontato. La corsa verso l’ABI del presidente calabrese della banca senese si è infatti complicato e il concorrente Faissola, rappresentante delle piccole e medie banche, non si è ritirato e lotta all’ultimo voto, mentre è sempre possibile una terza soluzione tra Mussari e Faissola. Il tifo per l’ipotesi Mussari, almeno qui a Siena, ha comunque un sapore equivoco. C’è infatti chi pensa che, con la nomina all’ABI, possa scattare, come dire, una incompatibilità almeno morale con il mantenimento della presidenza della Banca Mps. Liberandosi così di chi, in questi 10 anni, ha acquisito il record di distruzione della ricchezza collettiva della nostra comunità.
Azazel
da Settimanale Zoom n. 37 del 17/3/2010

I nodi stanno venendo al pettine

I nodi stanno venendo al pettine
In Banca ed in Fondazione siamo al punto di svolta


Impossibile far finta di niente! Il Montepaschi sta vivendo un nuovo cambiamento cruciale e la collettività senese, che ne ha già percepito i primi segnali, sta prendendo coscienza della nuova situazione e di come e da chi è stata creata.
Questo il senso dell’iniziativa pubblica di venerdì scorso a Palazzo Patrizi dove le Liste Civiche Senesi sono partite del primo grande cambiamento avuto con la scomparsa del vecchio istituto di diritto pubblico che cresceva lentamente ma continuamente mettendo da parte tutto il possibile. Il Monte Spa, prendendo il suo posto, ha agito all’opposto per un intero decennio, portando alla luce tutte le riserve e trasformandole in utili, dando così soddisfazione immediata ai soci e quindi anche alla fondazione, ma indebolendo il patrimonio della Banca. La Fondazione ha così distribuito quasi 2.000 miliardi delle vecchie lire al nostro territorio, una cifra mostruosa della quale purtroppo si vedono ben pochi segni e che non ci ha messo affatto al riparo dagli effetti della crisi in corso.
Quando, nel novembre 2007, con i sintomi della crisi già nell’aria, il Presidente Mussari ha deciso di acquistare la Banca Antonveneta pagandola l’enormità di 10 miliardi di euro, quella fase di “ubriacatura” è finita. Per quell’acquisto infatti il Monte non aveva serie disponibilità di risorse e, per circa la metà, si è dovuto indebitare, mentre per l’altra metà ha dovuto collocare nuove azioni tra i soci, portando la Fondazione a cedere tutte le sue obbligazioni (circa 3 miliardi di euro) che le davano reddito e che rappresentavano una preziosa scorta anche per eventuali necessità di rafforzare il patrimonio della Banca.
I pesanti effetti che quell’acquisto sconsiderato avrebbero prodotto erano talmente prevedibili che non solo furono sottolineati dalle Liste Civiche in ben due iniziative pubbliche (del febbraio e del novembre 2008) e in interventi nelle assemblee della banca, ma che furono anche registrati dai mercati portando le quotazioni dell’azione Monte ad un crollo ben superiore ai cali generali causati dalla crisi.
Il seguito è attualità: la Banca ha patito una carenza patrimoniale tale da dover ricorrere al costoso prestito governativo di 1,9 miliardi tramite i Tremonti bond, fa fatica ad attuare a prezzi dignitosi la vendita richiesta dall’antitrust di 150 filiali, ha cedeto tutte le strutture che creavano i prodotti per la clientela riducendosi a commercializzare prodotti di terzi, ha ipotizzato una vendita di tutti gli immobili di proprietà per ora bloccata dalla Banca d’Italia. Ma, soprattutto, ha cominciato a non produrre più utili dalla sua attività e, già lo scorso anno, ha chiuso il bilancio 2008 con una perdita prima delle imposte fronteggiata solo grazie a un beneficio fiscale straordinario. Di conseguenza, la Fondazione vede crollare le sue entrate aprendo preoccupanti prospettive per il futuro suo e di tutta la collettività locale.
Gli autori di tutto questo non sono affatto ignoti e, ciascuno per la sua parte (vertici della Banca, della Fondazione, del Comune e della Provincia, oltre alle forze politiche della maggioranza locale e dell’opposizione acquiescente), devono assumersi le proprie responsabilità.

Da Settimanale Zoom n. 37 del 17/3/2010

lunedì 15 marzo 2010

NOI CI SAREMO!!! MUSSARI DOVRA' RISPONDERE A UN PO' DI NOSTRE DOMANDE!!!

Andremo alla presentazione agli analisti finanziari e giornalisti dei conti 2009 della Banca.

Scommettiamo che ci sarà da divertirsi!!!

Banca Monte dei Paschi di Siena
is pleased to invite you to the presentation of the Montepaschi Group 2009 Results

which will be held On Friday, 26 March at 10:30 (CET)at Borsa Italiana Piazza degli Affari, 6 - Milan by

Giuseppe Mussari, Chairman
Antonio Vigni, Chief Executive Officer
Marco Massacesi, Deputy Chief Executive Officer and Group CFO

MUSSARI, MA L'AUMENTO DI CAPITALE LO ANNUNCI?

domenica 14 marzo 2010

BENVENUTI IN QUESTO NUOVO SITO


dedicato a tutti quei senesi che sono stufi di dormire e di farsi prendere per il naso!

Mercato Libero ha deciso di dedicare un sito alle disavventure del MONTEPASCHI E DELLA FONDAZIONE SENESE.

I prossimi mesi il MPS dovrà varare un grande aumento di capitale (0,6, 0,7 euro per azione) la Fondazione scenderà sotto il 50%, la città perderà la sua banca.

NOI LO RACCONTIAMO A TUTTI DA DUE ANNI E MEZZO mentre i giornali, i politici e la casta fa finta di nulla, anzi, tutti lì pronti a difendere l'operato della dirigenza del MPS.

E I PROSSIMI 12 MESI VI RACCONTEREMO LA FINE DI QUESTA TRISTE STORIA, CHE VEDRA' GENTE COME MUSSARI, VIGNI, MANCINI, PARLANGELI USCIRE A TESTA ALTA DI SCENA CON MILIONI DI EURO GUADAGNATI IN QUESTI ANNI DI CATTIVA GESTIONE E SCELTE SBAGLIATE.

E ai senesi...non resterà che piangere....

Tutti voi siete invitati a scrivere a mercatiliberi@gmail.com raccontando quello che sapete sull'operato della banca e della dirigenza.

E' ovvio che Mercato Libero ha trovato persone che scriveranno sul Montepaschi e che ci aiuteranno in maniera sostanziale in questa campagna d'informazione. Mercato libero mette a disposizione altri spazi dedicati a parlare e fare informazione di altre aziende e banche (sia gestite bene che gestite male. Se tutti ci diamo una mano...tutti saremo piu' forti!)

LA FONDAZIONE MPS E I 50 ANNI DI PARLANGELI!


Un quotidiano locale ha riferito una notizia marginale, il fatto cioè che il Provveditore della Fondazione Monte, Marco Parlangeli, ha festeggiato i suoi 50 anni cenando con alcuni dirigenti di banca e politici locali.

Ma un compleanno può diventare significativo se è l’occasione di un bilancio, tanto più se parliamo di un Provveditore che è in carica da sette anni e che, in tale veste, ha proposto alla Deputazione Amministratrice tutte le strategie di questo lungo periodo.


E’ stato lui, ad esempio, a proporre di non pagare le tasse sui dividendi percepiti e poi a gestire il conseguente contenzioso fiscale che ha visto la condanna a pagare 160 milioni di euro, oltre agli interessi e ad una penale di altri 160 milioni, ridotta in seconda istanza ma ancora sottoposta al rischio di un ricorso dell’Erario.

Nel novembre 2007, in aggiunta alla già esistente partecipazione in Intesa Sanpaolo, la Fondazione ha poi acquistato per 256 milioni di euro una partecipazione in Mediobanca che, al prezzo di chiusura di fine febbraio, presentava una perdita
di oltre 133 milioni. Complessivamente, le due partecipazioni, alla stessa data, presentavano una perdita di 232 milioni di
euro.


In compenso il Parlangeli siede nel consiglio di amministrazione di Mediobanca e il suo curriculum ne ha certo beneficiato,
ma il territorio cosa ci ha guadagnato?

Veniamo poi alla madre di tutte le distruzioni di valore, l’operazione Antonveneta. La Fondazione, per far fronte a tale
operazione, ha subito un salasso patrimoniale senza eguali versando altri tre miliardi di euro circa nella propria partecipazione
in Banca MPS.
Quei 1000 sportelli Antonveneta, che nel maggio 2008 sono stati pagati 9 miliardi di euro più 232 milioni di interessi, agli
attuali prezzi dell’azione Monte valgono oggi circa 2,5 miliardi di euro. La loro perdita di valore è di 6,8 miliardi, dei quali 3,9 di pertinenza della Fondazione.
Da rimarcare poi che la Fondazione, nel mentre concentrava oltre il 90% del proprio patrimonio nella partecipazione in Banca
MPS, non ha effettuato nessuna operazione di copertura, come il buon senso finanziario avrebbe consigliato, per limitare le perdite che si sono poi realizzate.

E sul lato delle erogazioni? Anche qui l’operato del Provveditore non ha prodotto miglioramenti perché, leggendo i bilanci
della Fondazione, vediamo che, nonostante gli annuali proclami, sussistono oltre 300 milioni di euro di erogazioni disposte
ma non incassate, che costituiscono una chiara e grave inefficienza: somme ingenti cioè che, invece di entrare nel sistema
economico e sociale senese, sono rimaste inoperose per anni nella casse della Fondazione.

Citiamo infine Siena Biotech, società di proprietà della Fondazione e della quale il Provveditore è Presidente; costata oltre
90 milioni di euro in erogazioni, ad oggi non ha prodotto un euro dall’attività produttiva ed ha solo incassato qualche contributo europeo.

Un quadro d’insieme che non sollecita certo festeggiamenti.

E il Mancini, a Siena si dice che tutti, ma proprio tutti, quando passa per strada...RIDONO DEL SUO OPERATO!!!