Le recenti nomine nei consigli di amministrazione delle controllate del gruppo MPS hanno destato sconcerto in tutti coloro, in città ed in provincia, che conoscono i curricula politici e professionali dei nominati.
Premesso che su alcuni profili professionali (ma solo su alcuni!) non c’è nulla da eccepire, quello che sconcerta è il criterio di selezione.
E’ il caso della nomina di alcuni personaggi, molto conosciuti in città e con profili professionali del tutto ignoti, che va a premiare, ancor prima che si presenti agli elettori, la cosiddetta Lista della Birreria, il cui compito, si dice, sarà quello di portare nel prossimo consiglio comunale uomini che rispondano direttamente al Presidente della Banca. Un acconto per un lavoro politico ancora da svolgere, che chiama alla mente la disinvoltura della famosa gita a Bruxelles con Qualivita.
Per quanto Siena stia già da tempo subendo i sistemi privatistici e di casta con cui vengono gestite le risorse e le istituzioni pubbliche, è evidente che quel che sta succedendo risponde ad una logica autocratica che non ha riscontri nella storia della nostra città.
Se è sempre inaccettabile che il bene pubblico venga gestito con logiche di partito, lo diviene ancor di più quando queste logiche diventano prima spartitorie e poi personali.
Sappiamo bene che queste nomine rientrano nella discrezionalità della Banca, o meglio del suo Presidente, ma sappiamo anche che la Fondazione MPS, per lo meno sino a quando mantiene la maggioranza delle azioni e sino a quando sarà in grado di nominare Presidente e maggioranza del CDA della Banca, pur nel rispetto dei diversi ambiti, ha anche la facoltà e il dovere di dare linee di indirizzo sulla gestione della stessa Banca, tra cui rientrano certamente i criteri di professionalità per la selezione degli amministratori. Indirizzi che non possono discostarsi da quelli espressi dalle istituzioni elettive cittadine che nominano gran parte della Fondazione stessa.
In questi anni abbiamo assistito all’esatto contrario ed è stata piuttosto la Banca ad indirizzare la Fondazione e ad imporre quelle opinabili scelte strategiche che quest’anno e probabilmente nei prossimi anni priveranno la Fondazione, e di conseguenza il territorio senese, dei dividendi dalla Banca. E’ allora arrivato il momento che la Fondazione riassuma con forza il proprio ruolo di indirizzo, a cominciare dal ribadire che le nomine debbano rispondere soprattutto a criteri di professionalità e non a logiche politiche di natura autoreferenziale.
Premesso che su alcuni profili professionali (ma solo su alcuni!) non c’è nulla da eccepire, quello che sconcerta è il criterio di selezione.
E’ il caso della nomina di alcuni personaggi, molto conosciuti in città e con profili professionali del tutto ignoti, che va a premiare, ancor prima che si presenti agli elettori, la cosiddetta Lista della Birreria, il cui compito, si dice, sarà quello di portare nel prossimo consiglio comunale uomini che rispondano direttamente al Presidente della Banca. Un acconto per un lavoro politico ancora da svolgere, che chiama alla mente la disinvoltura della famosa gita a Bruxelles con Qualivita.
Per quanto Siena stia già da tempo subendo i sistemi privatistici e di casta con cui vengono gestite le risorse e le istituzioni pubbliche, è evidente che quel che sta succedendo risponde ad una logica autocratica che non ha riscontri nella storia della nostra città.
Se è sempre inaccettabile che il bene pubblico venga gestito con logiche di partito, lo diviene ancor di più quando queste logiche diventano prima spartitorie e poi personali.
Sappiamo bene che queste nomine rientrano nella discrezionalità della Banca, o meglio del suo Presidente, ma sappiamo anche che la Fondazione MPS, per lo meno sino a quando mantiene la maggioranza delle azioni e sino a quando sarà in grado di nominare Presidente e maggioranza del CDA della Banca, pur nel rispetto dei diversi ambiti, ha anche la facoltà e il dovere di dare linee di indirizzo sulla gestione della stessa Banca, tra cui rientrano certamente i criteri di professionalità per la selezione degli amministratori. Indirizzi che non possono discostarsi da quelli espressi dalle istituzioni elettive cittadine che nominano gran parte della Fondazione stessa.
In questi anni abbiamo assistito all’esatto contrario ed è stata piuttosto la Banca ad indirizzare la Fondazione e ad imporre quelle opinabili scelte strategiche che quest’anno e probabilmente nei prossimi anni priveranno la Fondazione, e di conseguenza il territorio senese, dei dividendi dalla Banca. E’ allora arrivato il momento che la Fondazione riassuma con forza il proprio ruolo di indirizzo, a cominciare dal ribadire che le nomine debbano rispondere soprattutto a criteri di professionalità e non a logiche politiche di natura autoreferenziale.
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