giovedì 6 maggio 2010

Ceccuzzi e l’anima gemella


Era il 9 novembre del 2007, era stato appena annunciato l’avvenuto accordo per l’acquisto di Antonveneta da parte della banca senese e l’azione Monte veniva sospesa dalla quotazione per “eccesso di ribasso” (crollo del 10,56%, con il 6% del capitale passato di mano ed il titolo che si fermò a 3,734 euro), quando l’on. Ceccuzzi, membro della Commissione Finanze della Camera, pur essendo stato colto di sorpresa come tutti (almeno così è sempre stato affermato da Mussari e Mancini) diramò immediatamente un soddisfatto comunicato dal titolo “Banca MPS con Antonveneta ha trovato la sua anima gemella". In esso si affermava, tra l’altro, che “sono due realtà che hanno grandi potenzialità di sviluppo e che possono integrarsi al meglio con grande vantaggio per gli azionisti e per la clientela”.
Visto che, ad oltre due anni di distanza, gli azionisti hanno avuto ben altro che vantaggi (l’azione che naviga intorno a 1,1 euro e i dividendi azzerati) resterebbe il dubbio che l’uscita di Ceccuzzi fosse stata il frutto di un improvviso entusiasmo poco meditato. Ma non è così!
Dopo pochi giorni infatti, il 14 novembre, Ceccuzzi ribadiva la sua soddisfazione pubblicando sul suo sito i dati di dettaglio dell’operazione e le numerose dichiarazioni di quel mondo bancario che, senza tirar fuori un euro, era stato liberato della scomoda concorrenza di un colosso internazionale come il Banco di Santander, venditore di un’Antonveneta che doveva ancora rilevare dal proprietario ABN Amro Bank versando poco più di 6 miliardi di euro contro i 10 ottenuti dal Monte.
Ceccuzzi, peraltro, non assumeva in tal modo una posizione scomoda, anzi. Le istituzioni elettive senesi, la Fondazione, soci del Monte come Caltagirone, l’allora premier Prodi ed anche l’opposizione, non ebbero nulla da eccepire e le poche perplessità avanzate da alcuni analisti e, a Siena, dalle Liste Civiche, furono guardate con sufficienza. Anche in seguito, quando divennero chiari i pesanti effetti sulla solidità patrimoniale della banca e sui rischi per la Fondazione, l’operazione Antonveneta è rimasta un tabù intoccabile, da decantare in ogni occasione, tanto da essere apprezzata anche, in occasione del rinnovo delle nomine in Fondazione, nel documento votato sia dal centrosinistra che dal Pdl. In tutta questa vicenda di ubriacatura collettiva, ora che la cruda realtà diventa ogni giorno più evidente, vogliamo almeno dare merito a Ceccuzzi della sua coerenza, per non aver ancora oscurato sul suo sito quelle sue improvvide dichiarazioni.

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