giovedì 6 maggio 2010

Mussari e la vendetta delle parole

Il bilancio approvato nell’assemblea del Monte del 27/4 ha dato l’impressione ai presenti che non fosse del tutto condiviso dagli stessi autori, che hanno fatto tutto il possibile per farlo scivolare via senza tanti clamori. Nessuno degli abituali collegamenti televisivi con gli uffici interni, poche notizie sui giornali locali e nazionali. Eppure motivi di interesse ce ne erano e molti a partire dal fatto che per la prima volta nella storia del Monte Spa non sono stati distribuiti i dividendi. Durante l’assemblea sono state facilmente notate le numerose gomitate, non metaforiche, che il Presidente Mussari ha dato al Direttore Vigni oltre ai modi poco urbani con cui l’ha apostrofato rientrando da una breve assenza motivata da un improvviso “bisogno corporale”.
Mentre scorrevano gli interventi, consideravo la gran quantità di parole che vengono usate in queste circostanze, in gran parte destinate a cadere nell’oblio e a come sarebbe invece divertente ripescare quelle delle occasioni precedenti e metterle al centro della discussione attuale.
Ma si ricorda, il Presidente Mussari, di quando aveva detto, nell’aprile 2007, che Antonveneta era troppo cara e non poteva essere comprata? O quando affermò che con gli utili prodotti dalla banca veneta avrebbe pagato l’indebitamento al seguito di un acquisto fatto senza mezzi economici? O quando ha affermato che non esisteva nessun coinvolgimento della banca senese in Eutelia, salvo poi scoprire dalle comunicazioni Consob che il Monte ne deteneva in pegno una quota delle azioni? Ma la vera perla era stata l’eccitata affermazione che, se avesse fallito gli obbiettivi da lui stessi dichiarati, si sarebbe dimesso da Presidente. A questo riguardo, dovrebbe ricordare che già l’anno precedente, il 2008, il bilancio è stato chiuso con una perdita prima delle imposte, che ora non ha distribuito dividendi, che dopo l’acquisto di Antonveneta si sono assunti oltre 5 miliardi di nuovi debiti a tassi elevati e che altri 1,9 miliardi sono stati attinti dai Tremonti bond (unica tra le grandi banche ad utilizzarli) ad un tasso dell’8,5%. Con la crisi di Grecia, Portogallo e forse della Spagna, i risultati che si promette verranno prodotti dalla banca rischiano di restare dei sogni privi di fondamento, come pure la previsione dichiarata di restituire i Tremonti bond entro il 2013. Senza aggiungere altro, che pure non mancherebbe, il Presidente avrebbe sufficienti motivi per sentirsi in dovere di essere coerente con le sue stesse parole, dimettendosi. Potrà così proclamarsi un uomo che mantiene le promesse e le parole avranno riacquistato il senso che meritano.
Azazel

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