Ancora assente il promesso rilancio degli utili
I risultati del primo trimestre 2010 presentati dalla Banca non hanno purtroppo segnato quello “scatto di reni” che era stato annunciato in assemblea e che avrebbe dovuto assicurare un pronto ritorno ad utili consistenti e quindi al pagamento dei dividendi ai soci. L’utile di periodo si è infatti fermato a 142,2 milioni contro i 301 milioni ottenuti nello stesso trimestre del 2009 nel quale, si affretta a precisare la Banca, erano compresi 194 milioni di plusvalenze derivanti da vendite. Il messaggio che viene lanciato al mercato è che l’utile sarebbe pertanto migliorato nonostante il suo dimezzamento, ma resta il fatto che, se le tendenze degli altri trimestri confermeranno quelle dello scorso anno, sarà ben difficile riuscire a replicare il pur modesto risultato del 2009.
E’ evidente che, per ottenere quel ritorno ai dividendi che il Presidente della Fondazione ha definito irrinunciabile, bisogna sperare soprattutto sull’effettivo verificarsi delle vendite annunciate da tempo, cioè il pacchetto di filiali il cui passaggio a Intesa è stato sospeso fino a settembre, gli eventuali ulteriori filiali da cedere ad altri compratori ancora da individuare, oppure la vendita dell’intero patrimonio immobiliare anch’essa già annunciata e poi sospesa dall’autorità di vigilanza.
Tornando al bilancio trimestrale, anche in questa occasione vengono enfatizzati successi su aspetti che finora non sono stati sufficienti a produrre risultati positivi: contenimento dei costi, soprattutto sul fronte del personale, e leggeri aumenti del lavoro e dei ricavi, secondo una costante riassumibile nell’espressione “lavoriamo un po’ di più per guadagnare di meno”. In parte, purtroppo, anche questi “successi” vengono ottenuti ricorrendo a degli “imbellettamenti” che possono sfuggire ad osservatori disattenti. Per esempio, dice il comunicato che “il totale dei ricavi cresce del 4,2% rispetto al 4°Q09 ma si pone in calo del 4% a/a”. Che significa? Semplicemente che i ricavi del primo trimestre 2010 sono aumentati rispetto all’ultimo trimestre del 2009 (il “4° Q09” appunto, cioè il periodo più negativo dello scorso anno) ma sono diminuiti rispetto allo primo trimestre del 2009 (“a/a” nel comunicato) cioè rispetto al periodo sul quale andrebbero correttamente fatti i raffronti e che ci fornisce ulteriori dati negativi. Vediamo infatti che è calato sia il margine finanziario e assicurativo, sia quello di intermediazione primario e, se le commissioni aumentano di 12 milioni, il margine d’interesse cala di 42 milioni.
Siamo noi a vedere il bicchiere mezzo vuoto? Non crediamo, visto che i mercati hanno accolto il bilancio trimestrale con una ennesima scivolata della quotazione dell’azione Monte.
I risultati del primo trimestre 2010 presentati dalla Banca non hanno purtroppo segnato quello “scatto di reni” che era stato annunciato in assemblea e che avrebbe dovuto assicurare un pronto ritorno ad utili consistenti e quindi al pagamento dei dividendi ai soci. L’utile di periodo si è infatti fermato a 142,2 milioni contro i 301 milioni ottenuti nello stesso trimestre del 2009 nel quale, si affretta a precisare la Banca, erano compresi 194 milioni di plusvalenze derivanti da vendite. Il messaggio che viene lanciato al mercato è che l’utile sarebbe pertanto migliorato nonostante il suo dimezzamento, ma resta il fatto che, se le tendenze degli altri trimestri confermeranno quelle dello scorso anno, sarà ben difficile riuscire a replicare il pur modesto risultato del 2009.
E’ evidente che, per ottenere quel ritorno ai dividendi che il Presidente della Fondazione ha definito irrinunciabile, bisogna sperare soprattutto sull’effettivo verificarsi delle vendite annunciate da tempo, cioè il pacchetto di filiali il cui passaggio a Intesa è stato sospeso fino a settembre, gli eventuali ulteriori filiali da cedere ad altri compratori ancora da individuare, oppure la vendita dell’intero patrimonio immobiliare anch’essa già annunciata e poi sospesa dall’autorità di vigilanza.
Tornando al bilancio trimestrale, anche in questa occasione vengono enfatizzati successi su aspetti che finora non sono stati sufficienti a produrre risultati positivi: contenimento dei costi, soprattutto sul fronte del personale, e leggeri aumenti del lavoro e dei ricavi, secondo una costante riassumibile nell’espressione “lavoriamo un po’ di più per guadagnare di meno”. In parte, purtroppo, anche questi “successi” vengono ottenuti ricorrendo a degli “imbellettamenti” che possono sfuggire ad osservatori disattenti. Per esempio, dice il comunicato che “il totale dei ricavi cresce del 4,2% rispetto al 4°Q09 ma si pone in calo del 4% a/a”. Che significa? Semplicemente che i ricavi del primo trimestre 2010 sono aumentati rispetto all’ultimo trimestre del 2009 (il “4° Q09” appunto, cioè il periodo più negativo dello scorso anno) ma sono diminuiti rispetto allo primo trimestre del 2009 (“a/a” nel comunicato) cioè rispetto al periodo sul quale andrebbero correttamente fatti i raffronti e che ci fornisce ulteriori dati negativi. Vediamo infatti che è calato sia il margine finanziario e assicurativo, sia quello di intermediazione primario e, se le commissioni aumentano di 12 milioni, il margine d’interesse cala di 42 milioni.
Siamo noi a vedere il bicchiere mezzo vuoto? Non crediamo, visto che i mercati hanno accolto il bilancio trimestrale con una ennesima scivolata della quotazione dell’azione Monte.
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